venerdì 15 agosto 2014

Quattro presidenti e un sioux scolpiti sulla montagna


Riassumiamo il nostro itinerario: usciti dallo Yellowstone ci siamo tenuti quattro giorni di tempo per arrivare a Chicago e consegnare l’auto la mattina del 15 agosto; 1600 miglia ancora  da percorrere, 2560 km. Nei primi due giorni proseguiremo lentamente perché ci sono diverse cose da vedere, mentre gli ultimi due saranno sostanzialmente di transito. Del primo giorno abbiamo già raccontato – attraversamento di tutto il Wyoming lungo l’interstatale 90, visitando Cody e la Devil’s Tower, e arrivando fino a Spearfish in South Dakota - ora vediamo il secondo.
 
Appena svegliati a Spearfrish andiamo al Mc Donald’s, l’unico posto aperto alle sette di mattina. Come avevamo già notato ieri, questi fast food sono il ritrovo degli anziani del paese, tutti con il loro cappello da cow boy. Probabilmente manca anche a loro un classico “bar” dove far due chiacchiere e bere qualcosa, il vecchio “saloon”. Queste sono zone isolate, dove si percorrono centinaia di km senza incontrare niente, se non qualche raro distributore di benzina o incrociando linee ferroviarie che sembrano abbandonate. Incontrare un McDonald’s è già una fortuna.

Deviamo dalla 90 ed entriamo nelle Black Hills, una bella regione piena di canyon erosi in modo strano e attorniata da vette  che raggiungono i 2.000 metri. La panoramica 385, lunga 145 km, è la spina dorsale di queste colline. Inizia a Deadwood - bella città con case d’epoca, fondata illegalmente dai cercatori d’oro, famosa per una serie televisiva intitolata come la città e per la morte del pistolero “Wild Bill” ucciso nel 1876 mentre giocava d’azzardo -  e passa attraverso una delle attrazioni più importati del South Dakota: il monte Rushmore, dove sono scolpite le teste dei quattro presidenti.

Una delle viste migliori dei presidenti Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt, che si stagliano ognuno nei propri 18 metri di gloriosa altezza, si ha lungo i tornanti prima di arrivare al parcheggio (11$). La cosa che più ci attrae, fermandoci in questo punto, sono le centinaia di motociclisti in Harley Davidson che sfrecciano senza casco, orgogliosi delle del loro mezzo luccicante.

Il luogo è strapieno di turisti, soprattutto americani, disseminati lungo il viale fiancheggiato da tutte le 50 bandiere degli stati americani. L’opera, scolpita tra il 1927 e il ’41, è sicuramente imponente e bella sotto un certo punto di vista, ci sarebbe da discutere se fosse necessario sbancare una montagna per rendere onore a quattro presidenti.

Gli indiani hanno pensato bene di superare l’opera per rendere omaggio al grande condottiero sioux Cavallo Pazzo. Pochi km più a sud del monte Rushmore si sta costruendo il “Crazy Houerse Memorial”, dove il capo sioux in sella al suo destriero indica l’orizzonte con un dito e proclama: “Le mie terre sono dove giacciono sepolti i miei morti”. L’opera incompleta, cominciata nel 1948, è destinata a diventare il monumento più grande al mondo. Il viso è stato completato nel 1998 ed ora si sta lavorando per dare forma al cavallo. Nessuno sa quando verrà completata.

Nel pomeriggio riattraversiamo le Black Hills e torniamo sulla veloce strada 90 per arrivare a sera ad un’altra stranezza americana: la piccola città di Wall, nata intorno ad un “centro commerciale” piazzato proprio in mezzo al deserto. 


 South Dakota il regno delle Harley Davidson


Il casco non è obbligatorio in molti stati americani

Il figo di turno

Mount Rushmore, uno dei simboli dell'America fin dal 1941

Ogni viso è alto 18 metri

Crazy Horse Memorial, sarà la statua più grande del mondo

Per ora è stato completato solo il viso

In primo piano si vede come sarà alla fine il guerriero Sioux

Cartelli lungo la superstrada I 90, prima di arrivare a Wall

Il grande centro commerciale in mezzo al deserto

La città è una stretta via solo di negozi e saloon



Il saloon dove passiamo la serata insieme ai locali

 Giochiamo con loro

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