La Route 66 ci ha portato direttamente a Santa Monica,
dove arriviamo nel pomeriggio, giusto in tempo per una visita al quartiere di
Venice, conosciuto per la spiaggia e i canali, ma anche per l'aspetto “bohemien”
del suo quartiere residenziale e per la folcloristica passeggiata sul
lungomare. Il numero di artisti e di gente simpaticamente fuori di testa che
abbiamo incontrato è stato decisamente sorprendente. Sul mare, di fronte alla
downtown, c’è un parco giochi con una ruota panoramica, l’unica al mondo
costruita su un pontile galleggiante. Santa Monica ha una simpatica via pedonale, ma come
in gran parte delle città americane dopo le nove di sera non c’è più nessuno
in giro.
Mentre cercavamo parcheggio abbiamo incontrato due
giovani ragazzi italiani che vivono qui da quasi un anno, lui di Milano, lei di
Napoli. Ci hanno raccontato di essere venuti a cercare lavoro e lo hanno
trovato facilmente. Sembra che per gli italiani sia più facile essere assunti. Non occorrono
particolari permessi, basta il visto turistico e il coraggio di chiedere in
giro. Pagano molto bene, dicono, lavorando solo tre giorni la settimana
riescono a vivere e a pagare l’affitto.
Su consiglio dei due italiani decidiamo di visitare Los
Angeles in auto, visto che l’autobus è molto lento e non permette di muoversi
facilmente dentro l’immensa città, anche se con un biglietto di soli 6$ al
giorno si può andare ovunque. Come abbiamo già detto, muoversi in auto nelle
città americane è molto facile e comodo.
Tutto è fatto per stare il più possibile con il sedere incollato al sedile della
propria auto. Le banche, per esempio, hanno esternamente delle corsie per le
auto dove si può prelevare con il bancomat senza scendere... “Drive-In”.
Anche al quartiere di Hollywood arriviamo in auto e
proprio sotto i grandi palazzi del cinema, dove scorrono fiumi di turisti sulla
“Walk of Fame”, la via con le stelle di marmo incastonate sul terreno, scorre
l’enorme Hollywood Boulevard a quattro corsie. Prima le auto, poi i pedoni. Per avere dei parcheggi liberi
basta veramente spostarsi di poco, cosa che non farebbero mai gli Americani,
piuttosto preferiscono pagare profumatamente il parcheggio più vicino.
Giriamo Beverly Hills seguendo i numerosi autobus
turistici: le ville di questa collina sono veramente enormi e alcune molto
belle. Arriviamo al punto panoramico sopra la città, poi il quartiere della
moda di Rodeo Drive e infine la Downtown con l’immensa cattedrale “Our Lady of
the Angel”, la “Walt Disney Concert Hall” con i suoi bellissimi giardini
rialzati, il museo delle arti contemporanee “MOCA” ed infine “Little Tokyo”,
un simpatico carosello di centri commerciali e templi buddhisti. Avevamo visto
tante “Little China” nel mondo, mai un “Little Tokyo”.
Riassumendo:
Los Angeles non ci piace, a parte qualche quartiere pieno di turisti come Santa Monica o Hollywood, sembra una città morta, vuota,
senza carattere. Non vediamo l’ora di andarcene. Intanto domani ci aspettano
gli Universal Studios!
Palazzi stile veneziano di "Venice"
Paola e Johnny Deep, da lontano non si capisce chi dei due ha più cera.
Il Kodak Theatre, ora Dolby Theatre, dove vengono dati gli Oscar
Rodeo Drive, il quartiere della moda
La Walt Disney Concert Hall nella downtown
La spiaggia di fronte a "Venice", a sud di Santa Monica
Diventata famosa dopo successo televidivo Baywatch
Il simbolo di Los Angeles era una pubblicità temporanea del 1923.
Inizialmente la scritta era "Hollywood Land" ma una slavina ha distrutto la seconda parola.
Uno showroom della Ferrari a Beverly Hills.
Mai viste tante Ferrari in giro come a Los Angeles
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