A Wall, appena svegliati, andiamo a bere un caffè al costo simbolico di 5 cent di dollaro, come pubblicizzavano una ventina di cartelli lungo la strada. Prima di partire visitiamo il museo chiamato “Story of Wounded Knee” che racconta la storia del massacro di 300 indiani Lakota, in maggioranza donne e bambini, avvenuta il 29 dicembre 1890 da parte degli uomini del Settimo cavalleggeri. Una delle pagine più brutte della storia americana. Ci colpisce anche il pannello in cui è scritto che al momento della scoperta dell’America, nel 1492, si stima che gli abitanti dell’Europa fossero 40 milioni mentre i nativi americani 80 milioni. Le malattie e le uccisioni di massa causate dagli europei hanno portato all’eliminazione di più del 90% dei nativi in poche centinaia di anni.
Subito dopo la visita al museo iniziamo la strada panoramica
240 che attraversa (a pagamento) le Badlands National Park, un paesaggio
aspro e desolato che colpisce per il cambiamento dei colori e per l’aspetto frastagliato
delle montagne. Impieghiamo circa due ore per visitare il parco (in macchina
ovviamente), fermandoci spesso ad osservare le strane formazioni colorate.
Ritorniamo sulla I 90 che attraversa
tutto il South Dakota e puntiamo alla città di Mitchell.
Mitchell deve la sua popolarità al Corn Palace, considerato il Taj Mahal dell’agricoltura, dove ogni
anno accorrono mezzo milione di persone per osservare dei murales fatti con le
pannocchie di vario colore. Molto bello. Sorprende comunque cosa possa
inventarsi la mente umana.
In città ci fermiamo in un Mc Donald’s (dove il
funzionamento del wi fi è sempre
garantito) per comprare online i biglietti del bus da Chicago alle cascate del
Niagara, e poi dalle cascate del Niagara a New York. Prenotiamo con Greyhound,
la compagnia più famosa. Mancano solo due giorni e non è il caso di rischiare
che si esauriscano i posti.
A differenza dell’Australia, gli autobus in America costano poco: 50$ a testa
per l’andata e 70$ a testa per la tratta fino a New York. In entrambi i casi
sono circa 700 km.
A sera arriviamo con la nostra auto a Sioux Falls e perdiamo
più di un’ora a fare diverse lavatrici, scarpe comprese, in modo d’avere della
biancheria pulita per il viaggio in bus verso le cascate del Niagara. Ovviamente
finiamo tardi, tutti i ristoranti chiusi … anche stasera la cena è saltata. Ripieghiamo
sulle nostre provviste .
Il giorno seguente abbiamo sempre corso, fermandoci solo
il tempo di bere o mangiare qualcosa. Paesaggio piatto con ampie zone
disabitate e coltivazioni soprattutto di mais. L’unica cosa degna di nota è l’attraversamento
del fiume Mississippi, larghissimo e calmo. Ci fermiamo un attimo lungo le sue
rive a contemplarlo durante il tramonto.
L’ultima notte ci fermiamo a dormire a Princeton, 50
miglia prima di Chicago, paese natale del presidente Ronald Regan, come indica
un enorme cartello lungo la strada. In America si usa tantissimo indicare con
dei cartelli che lo stato, o il paese, che si sta attraversando è luogo d’origine
del senatore tal dei tali, oppure di un presidente.
La mattina del 15 ci alziamo alle 5 per essere sicuri di
consegnare l’auto entro le 10. Passiamo in albergo a depositare gli zaini,
facciamo il pieno di benzina e alle 9.30 siamo davanti all’Alamo: 8136 miglia,
13.018 km, percorsi in 34 giorni…ed è andato tutto bene! Beh, non proprio, ci
chiedono la carta di credito per pagare 380$ per la consegna dell’auto con 3
giorni di ritardo. Momento di panico, poi tutto si risolve, era solo un errore.
All'arrivo di Colombo gli indiani erano 80 milioni
(40 milioni gli abitanti dell'Europa all'epoca),
ora sono praticamente scomparsi.
Nelle sei immagini (tre sopra e tre sotto) si vede
come si è ridotta la terra degli indiani dal 1492 al 2000.
Un ambiente aspro e arido formato da sedimenti di fango
Sembra un fondale marino senz'acqua
Il "cane della prateria" è il primo abitante delle Badlands
Il "Corn Palace" (Mitchell) pieno di murales fatti con il granturco
Tutto fatto con pannochhie
Una classica casa americana, praticamente tutte in legno
Tramonto sul Mississippi
Gli americani sono orgogliosi di aver dato i natali a presidenti o
senatori e li indicano sempre lungo la strada
L'ingresso a Chicago, il numero di corsie non si contano
La riconsegna dell'auto a Chicago dopo 34 giorni e oltre 13.000 km
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