Riassumiamo il nostro itinerario: usciti dallo Yellowstone ci siamo tenuti quattro giorni di tempo per arrivare a Chicago e consegnare l’auto la mattina del 15 agosto; 1600 miglia ancora da percorrere, 2560 km. Nei primi due giorni proseguiremo lentamente perché ci sono diverse cose da vedere, mentre gli ultimi due saranno sostanzialmente di transito. Del primo giorno abbiamo già raccontato – attraversamento di tutto il Wyoming lungo l’interstatale 90, visitando Cody e la Devil’s Tower, e arrivando fino a Spearfish in South Dakota - ora vediamo il secondo.
Appena svegliati a Spearfrish andiamo al Mc Donald’s, l’unico
posto aperto alle sette di mattina. Come avevamo già notato ieri, questi fast
food sono il ritrovo degli anziani del paese, tutti con il loro cappello da cow
boy. Probabilmente manca anche a loro un classico “bar” dove far due
chiacchiere e bere qualcosa, il vecchio “saloon”. Queste sono zone isolate,
dove si percorrono centinaia di km senza incontrare niente, se non qualche raro
distributore di benzina o incrociando linee ferroviarie che sembrano
abbandonate. Incontrare un McDonald’s è già una fortuna.
Deviamo dalla 90 ed entriamo nelle Black Hills, una bella regione piena di canyon erosi in modo strano
e attorniata da vette che raggiungono i
2.000 metri. La panoramica 385, lunga 145 km, è la spina dorsale di queste
colline. Inizia a Deadwood - bella città
con case d’epoca, fondata illegalmente dai cercatori d’oro, famosa per una
serie televisiva intitolata come la città e per la morte del pistolero “Wild Bill” ucciso nel 1876 mentre
giocava d’azzardo - e passa attraverso una
delle attrazioni più importati del South Dakota: il monte Rushmore, dove sono
scolpite le teste dei quattro presidenti.
Una delle viste migliori dei presidenti Washington,
Jefferson, Lincoln e Roosevelt, che si stagliano ognuno nei propri 18 metri di
gloriosa altezza, si ha lungo i tornanti prima di arrivare al parcheggio
(11$). La cosa che più ci attrae, fermandoci in questo punto, sono le centinaia
di motociclisti in Harley Davidson che sfrecciano senza casco, orgogliosi delle
del loro mezzo luccicante.
Il luogo è strapieno di turisti, soprattutto americani,
disseminati lungo il viale fiancheggiato da tutte le 50 bandiere degli stati
americani. L’opera, scolpita tra il 1927 e il ’41, è sicuramente imponente e
bella sotto un certo punto di vista, ci sarebbe da discutere se fosse
necessario sbancare una montagna per rendere onore a quattro presidenti.
Gli indiani hanno pensato bene di superare l’opera per
rendere omaggio al grande condottiero sioux Cavallo Pazzo. Pochi km più a sud
del monte Rushmore si sta costruendo il “Crazy
Houerse Memorial”, dove il capo sioux in sella al suo destriero indica l’orizzonte
con un dito e proclama: “Le mie terre sono
dove giacciono sepolti i miei morti”. L’opera incompleta, cominciata nel
1948, è destinata a diventare il monumento più grande al mondo. Il viso è stato
completato nel 1998 ed ora si sta lavorando per dare forma al cavallo. Nessuno sa
quando verrà completata.
Nel pomeriggio riattraversiamo le Black Hills e torniamo
sulla veloce strada 90 per arrivare a sera ad un’altra stranezza americana: la
piccola città di Wall, nata intorno
ad un “centro commerciale” piazzato proprio in mezzo al deserto.
South Dakota il regno delle Harley Davidson
Il casco non è obbligatorio in molti stati americani
Il figo di turno
Mount Rushmore, uno dei simboli dell'America fin dal 1941
Ogni viso è alto 18 metri
Crazy Horse Memorial, sarà la statua più grande del mondo
Per ora è stato completato solo il viso
In primo piano si vede come sarà alla fine il guerriero Sioux
Cartelli lungo la superstrada I 90, prima di arrivare a Wall
Il grande centro commerciale in mezzo al deserto
La città è una stretta via solo di negozi e saloon
Il saloon dove passiamo la serata insieme ai locali
Giochiamo con loro
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